Incentivi, la mappa per chi investe
Il nuovo calendario. Il 2022 ultimo anno per super ammortamento (che scende dal 10 al 6%) e bonus formazione 4.0. Crediti d’imposta su beni digitali, innovazione e design fino al 2025 in forma ridotta. Aiuti su R&S fino al 2030 con aliquota tagliata al 10%
La legge di bilancio riscrive il quadro degli incentivi fiscali per i beni strumentali e l’innovazione. E, per pianificare gli investimenti, le imprese sono ora chiamate a orientarsi con attenzione nella griglia di aliquote e limiti di beneficio che variano di anno in anno, in alcuni casi fino al 2031. Gli elementi con cui fare subito i conti sono lo stop dal 1° gennaio 2023 al “superammortamento” per i beni tradizionali (ma già da gennaio 2022 sarà meno vantaggioso) e al credito d’imposta per la formazione 4.0. Non sono arrivate buone notizie, poi, per gli investimenti al Sud: al momento nessuna proroga oltre il 2022 per il bonus fiscale sugli investimenti strumentali e per la maggiorazione del credito d’imposta per la ricerca.
I beni strumentali
Come detto, il governo ha deciso la chiusura del credito d’imposta per i beni strumentali tradizionali (l’ex “superammortamento”). Resterà disponibile solo per investimenti effettuati nel 2022 ma, come già previsto da legislazione vigente, con aliquota che calerà dal 10% al 6% nel limite massimo di costi ammissibili di 2 milioni. Insomma non è andata in porto nemmeno la mini-proroga del 10% chiesta dalla filiera automotive, che risente dei ritardi di consegna dei veicoli industriali, e c’è da prevedere una corsa nei prossimi due mesi per godere dell’agevolazione piena. Il piano gestito dal ministero dello Sviluppo economico continua invece a puntare sul credito d’imposta per i beni tecnologici 4.0 (l’ex “iperammortamento”) ma sforbiciando in modo rilevante i benefici. La misura, attualmente in vigore fino al 2022 con coda al 30 giugno 2023 per consegne con acconto di almeno il 20%, viene prorogata al 2025 (con slittamento a metà 2026 per le consegne con acconto) nella misura del 20% per la quota di spesa fino a 2,5 milioni, del 10% tra 2,5 e 10 milioni e del 5% oltre 10 milioni e comunque fino a 20 milioni. Un dimezzamento rispetto alle aliquote del 2022, che sono rispettivamente del 40, del 20 e del 10%. E il taglio è ancora più evidente se si confronta con le aliquote del 2021.

Ricerca, innovazione, formazione
Per pianificare gli investimenti con i bonus su ricerca e innovazione, che sarebbero scaduti a fine 2022, bisognerà studiare le scadenze con un’attenzione ancora maggiore perché qui il quadro si complica. Scatta una proroga lunga per il credito d’imposta per ricerca fondamentale, ricerca industriale e sviluppo sperimentale, fino al 2031: cala l’aliquota dal 20 al 10% ma il limite massimo annuale viene innalzato da 4 a 5 milioni di euro. Prolungamento anche per il bonus su attività di innovazione tecnologica: sempre al 10%, nel limite di 2 milioni, fino al 2023 poi la diminuzione al 5% nel 2024 e 2025, ultimo anno di agevolazione.
Cala subito invece il vantaggio fiscale sui progetti di transizione ecologica o di innovazione digitale 4.0, dal 15% del 2022 al 10% del 2023 e al 5% del 2024 e 2025: in compenso però il beneficio massimo viene raddoppiato da 2 a 4 milioni. Per quanto riguarda infine il credito d’imposta per il design, andrà avanti con aliquota del 10% entro 2 milioni di beneficio fino al 2023, poi 5% nel 2024 e 2025.
Non compare, almeno fino alla versione del testo disponibile, la proroga del credito d’imposta per attività in formazione collegate alla trasformazione tecnologica 4.0. Questa misura resta attualmente attiva fino al 2022 al 50% per micro e Pmi, al 40% per le medie imprese e al 30% per le grandi.
Investimenti al Sud
Ha deluso le aspettative delle imprese del Mezzogiorno la versione della legge di bilancio discussa in consiglio dei ministri. Sulle agevolazioni il governo non ha applicato la stessa prospettiva pluriennale riservata alle misure nazionale, anche alla luce di interlocuzioni con la Commissione europea e del negoziato sulla Carta degli aiuti a finalità regionale. Il cammino parlamentare potrebbe forse portare a delle novità. Allo stato attuale, il credito d’imposta per gli investimenti in beni strumentali al Sud si fermerà al 2022 (anche su quest’anno ci sarebbe però bisogno di chiarimenti tecnici) sia nella versione generale sia in quella maggiorata nelle zone economiche speciali, con limite di beneficio raddoppiato da 50 a 100 milioni. Dovrebbe fermarsi al 2022 anche il potenziamento del bonus ricerca e sviluppo al Sud (fino al 45% per le piccole imprese, 35% per le medie, 25% pr le grandi), visto che nella manovra non c’è copertura aggiuntiva per gli anni successivi.
È teoricamente già coperta per il 2022 la decontribuzione del 30% per i lavoratori al Sud, con fondi previsti dalla legge di bilancio 2021, ma per applicare la misura anche nel prossimo anno bisogna attendere che scatti ufficialmente la proroga del Quadro temporaneo Ue sugli aiuti di Stato. Non sembra invece essere andato avanti il dialogo governo-Commissione per l’autorizzazione che stabilizzi la decontribuzione fino al 2029 come previsto dalla manovra di un anno fa.
Fonte: Il sole 24 ore